Bambini sovrappeso

Quali sono i campanelli di allarme?

Che cosa si può fare?

 

I bambini sovrappeso sono sempre più numerosi : dalle ultime statistiche sembra che 1 su 3 in Italia abbia questo problema.

Il fenomeno sembra toccare principalmente il centro e il sud Italia, investendo largamente anche le nostre Marche.

 

I genitori spesso non sanno come gestire la situazione, che può sfuggire di mano, e sentono la necessità di un sostegno.

I bambini sono fiori

Da non mettere nel vaso:

crescon meglio stando fuori

con la luce in pieno naso.

Con il sole sulla fronte

E i capelli ventilati:

i bambini sono fiori

da far crescere nei prati.

(Roberto Piumini)

«Mentre iniziavo a scrivere, ho letto questa poesia e la connessione è venuta da sé.

“I bambini sono fiori da far crescere nei prati”, in realtà vedo pochi bambini nei campi e nei prati e sempre più bambini chiusi nelle proprie stanze “da gioco”.

Sono sempre meno i bambini all’aperto, a giocare e ad urlare, a rincorrersi, a sporcarsi, e sempre più bambini davanti alla Tv, alla PS4, alla Xbox, al Tablet e allo smartphone.

Le conseguenze? Almeno una, sicuramente: l’aumento di sovrappeso e obesità in età pediatrica.

L’obesità in età pediatrica è un fenomeno che ha raggiunto proporzioni mondiali.

In Italia, nel 2017, il sistema di sorveglianza OKKIO ALLA SALUTE ha dimostrato che il 21,3% dei bambini è in sovrappeso e il 9,3% risulta obeso.

Ma che cosa significa essere obeso?

In termini tecnici l’obesità è una condizione che si caratterizza per l’aumento di massa grassa, come il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; è come se mettiamo troppa benzina nella nostra auto, la conseguenza è che straborda, esce fuori!

Uso questo termine non a caso: è infatti come se anche il corpo del nostro bambino non riuscisse più a reggere l’enorme quantità di cibo che gli viene offerto,il quale, non potendo uscire fuori dal corpo, aumenta di dimensione e straborda dentro i confini corporei!

Attenzione, essere bambini sovrappeso o obesi non è solo una questione di ordine fisiologico (troppo cibo), ma entrano in gioco molti altri aspetti, come il modello familiare di alimentazione.

Come si mangia all’interno della propria famiglia? Che esempio diamo ai nostri figli? Cosa viene offerto sulle nostre tavole? Sono consapevole di dare troppo cibo a mio figlio? Mi rendo conto del sovrappeso di mio figlio?

Importanti sono anche le interazioni familiari, il cibo è solo nutrimento o anche consolazione?

Inoltre non dimentichiamoci dello stile genitoriale, del temperamento del bambino, dei contesti di vita nel quale il bambino vive, della sedentarietà;

come potete ben vedere il problema non è solo il cibo e di conseguenza fare una dieta, ma la questione si allarga a tutta la famiglia e ai contesti di vita di nostro figlio.

Perché è così importante prestare attenzione al sovrappeso del bambino già in tenera età?

In primis è più a rischio di sviluppare un’obesità in età adulta, diabete e rischi cardiovascolari.

Inoltre, può incorrere in problemi di carattere psicosociale: un bambino in sovrappeso o con obesità avrà minore autostima di sé, sarà più diffidente a stringere delle relazioni, avrà un maggior senso di vergogna, avrà un’immagine di sé negativa e potrebbe sviluppare in futuro depressione e disturbi d’ansia.

Resta ai genitori osservare e porsi delle domande.

Ecco alcuni campanelli di allarme che sono associati al sovrappeso e all’obesità nei bambini:

  • Colazione assente o incompleta
  • Frequenti spuntini
  • Merende molto abbondanti
  • Eccesso di uso di carboidrati
  • Consumo non quotidiano di frutta e verdura
  • Consumo quotidiano di bevande zuccherate e/o gassate
  • snacking: l’abitudine di fare frequenti spuntini al di fuori dei pasti principali.
  • desk-eating: l’abitudine di mangiare mentre si gioca alla xbox, alla play station, al computer o mentre si studia.
  • Scarsa attività fisica sportiva.
  • Poche relazioni al di fuori della scuola.
  • Poche uscite con gli amici all’aperto.

 

Queste sono solo alcune caratteristiche, ogni bambino ha una propria identità e un suo modo di comportarsi, però se alcune di queste specifiche vi suonano familiari, non chiudete gli occhi, ma iniziate ad affrontare il problema.

Una volta osservate queste peculiarità, immagino che vi chiediate cosa si può fare: bene, ci sono alcune strategie generali, che illustrerò di seguito.

  • Aumentare l’attività fisica.

Questo punto è estremamente importante, non vuol dire praticare uno sport, vuol dire favorire in famiglia un gioco attivo: poco tempo con PS4, Tablet, e smartphone, preferire giochi come nascondino, corsa ad ostacoli, giri in bicicletta (anche intorno al proprio garage), coltivare l’orto insieme.

E se la giornata è uggiosa e non permette attività all’aperto, possiamo cantare, suonare, giocare con una piccola palla morbida a terra, giocare con le costruzioni… insomma trovare delle attività che permettono al bambino di muoversi, di stare insieme alla famiglia o ai suoi compagni di giochi, stimolare la condivisione, e ridurre l’uso di tv e tablet!

Oppure usare gli strumenti tecnologici per muoversi: ad esempio mettere delle canzoni che piacciono ai nostri bambini e farli ballare!

  • E poi c’è lo sport, se si ha la possibilità di far praticare al bambino uno sport, provate!

Lo sport è benessere fisico e psicologico, permette al bambino di confrontarsi con le sue capacità, i suoi punti deboli e i punti di forza, fa crescere in lui la competizione che, se stimolata in maniera adeguata, consente di sviluppare un bambino con una buona autostima, promuove lo sviluppo di relazioni importanti che si porterà per tutta la vita.

  • Cercate di non dare troppo significato al cibo: il cibo è nutrimento non consolazione!

Se vedete vostro figlio un po’ triste, cupo, chiuso, provate a stare con lui, cercate di parlargli e capire cosa è accaduto, non dategli una caramella “per addolcire la giornata”.

  • Giocate con vostro figlio e con il cibo!

Portatelo con voi a fare spesa e fategli prendere confidenza con tutti i cibi (soprattutto frutta e verdura), fate che ne scelga uno che potrà poi cucinare a casa.

Prendete un cappellino da Chef e create una torta di carote e zucca! Mi raccomando chiedete sempre al bambino cosa prova, che sensazione gli dà! Parlate con i figli!

 

Queste sono solo delle indicazioni generali, ricordate che ogni bambino è un individuo unico e inimitabile, con il suo temperamento, il suo modo di emozionarsi e il suo modo di essere al mondo.

Quindi, siate sintonizzati con vostro figlio, guardatelo, osservatelo, parlate con lui, emozionatevi con lui.

Il vostro bambino con il suo corpo vi sta chiedendo aiuto, sta provando a comunicare con voi!

Cari genitori, le risorse sono dentro di voi e in vostro figlio, solo che a volte non si riesce né a scorgerle né a trovarle.

Se nonostante gli sforzi e i tentativi di arginare il problema, questo persiste, forse è arrivato il momento di chiedere aiuto.

Non vergognatevi, non abbiate paura e non temete il giudizio, i momenti di difficoltà sono sempre dietro l’angolo, affrontarli il prima possibile, aiuta a risolvere prima il problema.

 

Alimentazione e patologie

Sono 10 anni che per motivi di studio, di ricerca e professionale mi occupo di queste patologie.


Ci sono alcune manifestazioni che non sono ancora classificate come dei veri e propri disturbi, ma comunque causano molte complicanze dal punto di vista psicologico, sociale, lavorativo e medico.

Ortoressia deriva dal greco Orthos (giusto) e Orexis (appetito) e indica l’ossessione psicologica per il mangiare sano. Chi soffre di ortoressia è infatti controllato da un vero e proprio fanatismo alimentare, un complesso di superiorità basato sul cibo che lo porta a disprezzare chi non mangia sano.

 

 

Vigoressia, o bigoressia (dall’inglese “big”, grosso), è un disturbo psicologico che si può classificare all’interno dei “nuovi” disturbi alimentari, come ortoressia (ossessione per il cibo ritenuto sano), drunkoressia (digiunare per poi poter assumere alcolici in quantità, senza ingrassare), e pregoressia (alimentarsi il meno possibile in gravidanza per evitare di aumentare di peso); la vigoressia è caratterizzata da una seria dispercezione corporea, opposta a quella dell’anoressia nervosa, che porta il soggetto a sentirsi sempre troppo esile, gracile e magro, temendo di apparire “piccolo”, debole ed anche inadeguato.

 

 

Pregoressia: la paura delle donne incinte di ingrassare.

Quando una donna è incinta, è normale che prenda tra i 9 e i 14 chili. Anche se questo dato varia a seconda dei casi, di norma dopo il primo trimestre, la madre prende un chilo e mezzo al mese. Tuttavia, alcune donne incinte sviluppano la pregoressia, un disturbo noto come l’anoressia delle donne incinte e che infrange questa regola.

Non prendono peso o addirittura ne perdono, e non assumono i nutrienti essenziali. Tutto questo impedisce che il feto possa crescere bene. Pertanto, e nonostante questo accada in un numero limitato di casi, le ripercussioni della pregoressia possono diventare molto gravi sia per la madre che per il feto.

 

 

E per maggiori informazioni non esitate a contattarmi.